Green pass e ostinati errori di comunicazione

Maliziosamente, potremmo pensare che, lo stile comunicativo in atto, fosse volutamente conformato per condizionare fasce di popolazione semi analfabeta.

Innanzitutto: green pass, COSA? Cosa vuol dire e, soprattutto, dillo in italiano.

Devi dimostrare di non essere contagioso, se vuoi frequentare luoghi affollati.

Green pass e vaccino: no, non hai questo lasciapassare se hai fatto il vaccino. Lo hai:

Se hai fatto almeno la prima dose 🤔

SE HAI AVUTO LA COVID19 E SEI GUARITƏ cioè, sei tornatə negativə

SE FAI IL TAMPONE E RISULTA NEGATIVO

Dunque, sentire continuamente affermare che “chi non fa il vaccino ATTENTA alla comunità 🤦🏻‍♀️” cit. Lamorgese…

anziché impedire festeggiamenti per la vittoria della nazionale di calcio ⚽.

Dire che chi ha la prima dose di vaccino è SICURƏ…

mentre il capo del Governo, per partecipare alla conferenza stampa, chiede TAMPONE NEGATIVO.

Dire falsità, usare ambiguità, sarebbe intenzionale e rivolto a indurre un maggior numero di persone a vaccinarsi?

Vaccinare chi ha valori, col sierologico, maggiori di chi si è vaccinato, ha senso?

Ma, soprattutto, lo scopo è tutelare la popolazione o inoculare vaccini?

Perché, nel primo caso, la comunicazione dovrebbe indurre non tanto a vaccinarsi, quanto a MANTENERE COMPORTAMENTI SICURI.

Il vaccino è indispensabile per chi svolge attività a contatto col pubblico. Dai ristoratori (!) ai sanitari,  agli insegnanti, a chi lavora NEI SUPERMERCATI.

Ma chi lavora in casa (casalinghe, cottimistə e chi usa il web), chi non ha vita mondana e non ha, oggettivamente, occasioni di assembramento, se mantiene uscendo le distanze e la mascherina, perché dovrebbe vaccinarsi? Chi ha familiarità con le patologie più toccate dalle reazioni avverse, come viene tutelato? Basta, far firmare un foglio in cui non si garantisce per l’esito?

Il vaccino, ormai parrebbe chiaro, funzionicchia (cit.) quindi, usiamolo lì dove è chiaramente utile, per permettere di svolgere le attività con un margine di tranquillità in più.

Una comunicazione ambigua e controversa, è la vera benzina nel motore di chi “non crede” nel virus e, non si sa come, non crede nemmeno sia in corso una diamine di pandemia!

Di chi, evidentemente fragile nel concetto di libertà personale e responsabilità, considera la mascherina “una museruola” e, l’avere limitazioni all’aperitivo, una lesione alla propria libertà.

🙄

Informazioni su Realistica

Nata a metà degli anni '60, studia sempre e ogni tanto frequenta ancora l'Università. Mai cambiata, sempre evoluta. Difficile trovarla in errore, impossibile che menta. Coerenza e onestà le sue manette. Lealtà il suo limite. Amore la sua fede.
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